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Sveva va veloce

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Sveva vive a Roma, per veder crescere la propria carriera, ma ogni anno torna in Calabria al paesello natale, per le vacanze estive. Ed ogni anno i fili del passato e del presente tornano ad annodarsi, rendendo priva di soluzione di continuità, almeno all’apparenza, l’esistenza di Sveva al paesino. Il romanzo della giovane Maffia attinge dalle sensazioni di una di queste vacanze per proiettare agli occhi del lettore quella che è la realtà quotidiana di un piccolo centro del sud, e di come passano la vita i giovani che là decidono di continuare a vivere, come arbusti abbarbicati ad una scogliera, crescono e prosperano in un ambiente che arriva ad essere decisamente ostile. La narrazione si apre e chiude con due morti, quella inspiegabile – o con troppe spiegazioni – dell’inizio serpeggia lungo tutto il romanzo, quella del finale palpita brevemente in angoli d’ombra nella storia, viene spiegata, ma è un discorso che resta in sospeso, sino ad un altro brandello di discorso, che illumina il precedente e rende la storia sempre fluida. Alle due morti, ne fanno da contrappunto altre due, che un poco le introducono, – le giustificano sarebbe troppo – le contestualizzano e gettano un cono d’ombra sui problemi del microcosmo che l’autrice ha posto sotto la sua lente. Ma non di sola morte parla, ovviamente, il romanzo, parla, soprattutto, di vita, forse caparbiamente portata avanti, forse con mezzi non del tutto leciti, o senza dire fino in fondo la verità, ma pur sempre di vita si tratta. E come contraltare della morte e simbolo della vita, vi è spesso il sesso, raccontato placidamente, collocato, com’è giusto che sia, su di uno scaffale tra le tante cose che ogni giorno riponiamo, come cose del giorno passato, come ricordo pei giorni a venire. Nella narrazione si intersecano, come dicevo sopra, vite di giovani, e spesso da fatti del presente emerge il passato, come erto bastione quasi a proteggere l’attuale, a non lasciarlo privo di difesa ma, anzi, crea un presupposto, da una significanza vasta e palpitante, rende giusti fatti che parrebbero solo legati ad un capriccio momentaneo del destino – o della ragione. Lungo le righe del libro, fa spesso capolino il cibo, il sedersi a tavola, altro grande momento di socialità, se il sesso è inteso qua come momento di solidarietà fra solitudini, è attorno ad un tavolo, o ad un bar che le solitudini si mischiano, sbiadiscono sino a giungere ad una quasi uniformità sociale, salvo poi sciogliersi un attimo dopo e continuare a perdersi in rivoli di indifferenza, o di malessere. E per ultimo ma non trascurabile, anzi forse uno dei pilastri del pensiero su cui si intreccia il libro, la droga, molto presente, purtroppo, tra i giovani che animano il libro, ma, anche e soprattutto, tra tutti quelli che dal libro sono rimasti fuori, i giovani – e non – di ogni città italiana. Nel piccolo universo ricostruito dalla Maffia, i ragazzi si drogano, quasi come se fosse una cosa normale, che tanto non c’è nulla di meglio che li attende, sanno che un miracolo non può accadere, non lo cercano più, non tentano più di costruirlo, ma lo vivono dentro di loro attraverso i sensi offuscati dalla droga. Oppure cavalcano tale sentire comune facendosi spacciatori, procurando ad altri il paradiso sino che questo si tramuta ben presto in inferno, e l’autrice ci dona una bellissima scena tra lo spacciatore e la sua cliente che priva di denaro fa valere, per procurarsi una dose, l’amore che un tempo ha unito i due e che forse l’uomo ancora sente, il sentimento diventa merce.
Il romanzo attinge dalla vita quotidiana di un piccolo stralcio di una passata estate, e lo racconta con linguaggio semplice, fresco ed immediato: quello semplice dei giovani, di ogni giorno. Ma non è una scelta semplicistica quella dell’autrice, usa questa apparente semplicità per portare alla luce ben profonde complessità, per dare agli occhi del lettore una chiave di lettura autentica – vissuta – del disagio giovanile, del bisogno grande di amore che ciascuno ha e che, spesso temendolo, affoga in cose che dall’amore sono lontanissime. Il linguaggio con cui l’autrice tesse la sua tela narrativa oltre che semplice, è anche, a tratti, abissalmente profondo, tinteggiato di ombre liriche e poetiche assai belle ed efficaci, molte pagine sembrano marine dipinte ad acquarello e appaiono struggentissime, alternate ad altre dipinte a colori accesi con tratti veloci e nitidi, che quasi abbagliano il lettore con tutta la potenza del sole di cui sono intrise. Una narrazione che alterna crudezza e slancio poetico in modo assai mirabile ed elegante, e, unitamente alla musicalità del titolo, evoca una certa cinematografia underground italiana degli anni novanta. Al termine della lettura resta la gradevole sensazione di aver letto un bel libro, costruito con mano ferma e felice dalla giovane scrittrice, che ha saputo evocare gli spettri del proprio passato, distillandoli in una narrazione lucida ed appassionata, rendendo fatti, forse minimi, universali, atti a cogliere di sorpresa il cuore di ciascun lettore con l’immediatezza della vita realmente vissuta ma guardata con gli occhi del poeta.

 mimma - 12/12/2010 19:53:00 [ leggi altri commenti di mimma » ]

bello!

 Luisa - 19/03/2010 12:11:00 [ leggi altri commenti di Luisa » ]

Il romanzo di Serena Maffia si presenta molto interessante, nella metafora del flipper che unisce insieme tragico e comico e che rappresenta il destino accettato nella sua molteplicità. Una scrittura poetica, profonda e veloce che rappresenta la realtà di oggi…"Sorprendente:gli occhi non mentono, dagli occhi trapela tutto ciò che noi sappiamo di noi stessi e che disperatamente cerchiamo di dimenticare"..."La natura segue il suo ciclo ed è questa la meraviglia della vita" mi sembrano buoni spunti su cui riflettere...un libro da leggere... percorrendo le storie di questi ragazzi che si scoprono a se stessi e alla meraviglia della vita.

 Antonio - 17/03/2010 10:30:00 [ leggi altri commenti di Antonio » ]

@Paolo: Non capisco se non l’hai digerito perché crudo o se l’hai dimenticato perché avevi paura potesse incidere... e poi bambina e Caronte. Troppi ossimori perché ci si possa capire alcunché in questo giudizio (ammesso che tu abbia voluto scrivere del libro e non della persona).

 Paolo - 17/03/2010 09:33:00 [ leggi altri commenti di Paolo » ]

crudo ma incisivo Sveva va veloce, sicuramente difficile da digerire e perciò da dimenticare ...come la Maffia con quell’aria da bambina e gli occhi da Caronte

 giuliano - 09/01/2010 00:51:00 [ leggi altri commenti di giuliano » ]

Rispondo a Bianca G. :
I libri proposti dalle case editrici maggiori sono scelti in base a metodi che posso immaginare ma che non conosco per certo. Certo è che spesso nei cataloghi delle case editrici "minori" vi sono libri davvero belli, ben scritti e certamente meritevoli di una larga diffusione. Ed è questo uno dei motivi per cui spesso su Larecherche proponiamo autori meno noti o meno diffusi.

 Bianca G. - 08/01/2010 19:30:00 [ leggi altri commenti di Bianca G. » ]

Io amo molto anche il teatro e la poesia di Serena Maffia. La ritengo una vera scrittrice, una creatrice e non una che parla per parlare o scrive per scrivere, diciamo così. Ma secondo lei perchè un’autrice come lei non viene pubblicata dalla Mondadori, dalla Feltrinelli o dalla Einaudi?
Grazie

 Antonella - 22/12/2009 22:28:00 [ leggi altri commenti di Antonella » ]

A me è piaciuto un sacco! Parla della mia Terra, e ne parla anche troppo bene

 Marianna A. - 17/12/2009 13:09:00 [ leggi altri commenti di Marianna A. » ]

Penso che la sessualità e la sensualità,così come Serena Maffia la racconta,non sia affatto "gratuita".E’ la fine di un processo di indagine, "dritta" senza ipocrisie né mezzi termini,ma nelle sue parole,anche capace di alzarsi ben sopra la linea dell’orizzonte.Del nostro orizzonte,quello di tutti i giorni.Bello bello bello.

 max - 15/12/2009 00:44:00 [ leggi altri commenti di max » ]

Letto tempo fa e devo dire molto bello! non banale e fa riflettere! soprattutto chi come me viene da quei posti e sa cosa vuol dire x tanti giovani vivere lì. il sesso è solo una componente nulla più....è altro che deve far riflettere ed apprezzare il libro.definirlo pornografico è un assurdo.....erotico si ma nn volgare! chi dice che è pornografico gli dico....babbo notale nn esiste!!

 Nico 70 - 14/12/2009 23:14:00 [ leggi altri commenti di Nico 70 » ]

Bel romanzo, e bello il pezzo di Brenna. Concordo su tutto

 giuliano - 14/12/2009 16:57:00 [ leggi altri commenti di giuliano » ]

Per Clelia: certamente ogni romanzo è una costruzione, ha del costruito, ma questo è costruito bene, non mi è parso ingessato, anzi fluido. Magari qualche volta, in qualche passaggio può sembrare un filino forzato, ma sono forzature perdonabili che servono a contestualizzare meglio il messaggio che l’autrice vuole far passare

 Clelia - 11/12/2009 19:03:00 [ leggi altri commenti di Clelia » ]

Secondo lei non è troppo costruito questo romanzo? Ingessato? Grazie

 Ila - 17/11/2009 15:36:00 [ leggi altri commenti di Ila » ]

Libro molto bello!

 Carmela 85 - 25/10/2009 11:27:00 [ leggi altri commenti di Carmela 85 » ]

Grazie, l’ho letto e mi è piaciuto molto! Resterà tra i libri che accompagneranno la mia esistenza. è veramente così qui in Calabria, la gente, la mentalità, la rassegnazione di noi giovani e la caparbietà degli adulti. Il romanzo della Maffia mi ha restituito la speranza. Il sesso è proprio l’unica cosa che ci tiene ancorati alla realtà, è l’unico brandello d’AMOR proprio che ci resta.
PS. Mi permetto di dire a Dario: se questo libro è pornografico, non aprire la televisione perchè potresti rimanerne scioccato!

 Dario - 21/10/2009 16:00:00 [ leggi altri commenti di Dario » ]

Troppo sesso! Gratuito, fastidiosissimo. Ti senti un maniaco a leggere questa roba. Macchè un romanzo erotico, pornografico!

 Paolo 75 - 04/10/2009 18:32:00 [ leggi altri commenti di Paolo 75 » ]

bel romanzo! l’ho trovato nello scaffale libri erotici da feltrinelli a largo argentina ma concordo con Brenna nel considerarlo più un romanzo sociale, fortemente attuale, e il sesso tra queste pagine non è mai gratuito ma è ciò che invece tiene legati i protagonisti alla realtà. Mi torna alla mente il motivo iniziale del romanzo di Goolrick -Una moglie affidabile- dove il protagonista non fa che guardare gli uomini che lavorano la sua terra ed immaginarseli a letto con le proprie mogli.

 giuliano - 06/09/2009 01:05:00 [ leggi altri commenti di giuliano » ]

Nelle pagine vi è sicuramente speranza, dove c’è amore, dove c’è l’idea di futuro, dove c’è il crescere c’è speranza.

 Carmela 85 - 05/09/2009 16:05:00 [ leggi altri commenti di Carmela 85 » ]

sono calabrese e mi drogo anch’io.
dico "anch’io" perchè qui lo fanno tutti.
ho letto la recensione al romanzo della Maffia e vorrei leggere il romanzo, ma prima vorrei sapere: in tutta questa storia c’è SPERANZA?

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